
Mi chiamo Debora Pirastu e sono una psicologa dello sviluppo e dell’educazione. Mi occupo di bambini, adolescenti e famiglie, accompagnandoli nei momenti in cui il percorso di crescita diventa più complesso: difficoltà scolastiche, emotive, comportamentali o relazionali.
Il mio lavoro nasce dal desiderio di offrire uno spazio sicuro e accogliente, dove i bambini possano essere compresi nella loro unicità e i genitori possano trovare strumenti concreti per affrontare le sfide educative quotidiane.
Nel mio approccio integro conoscenze psicologiche, educative e neuroscientifiche per aiutare i genitori a comprendere meglio il funzionamento emotivo e cognitivo dei propri figli. Quando un bambino fatica — a scuola, nelle relazioni o nella gestione delle emozioni — è importante sapere che dietro il comportamento c'è sempre un bisogno che può essere ascoltato, accolto e trasformato.
Attraverso percorsi di supporto psicologico, potenziamento e accompagnamento alla genitorialità, lavoro per rafforzare il legame tra genitori e figli, promuovendo relazioni più serene, maggiore autonomia emotiva e fiducia reciproca.
Credo che ogni bambino abbia dentro di sé le risorse per crescere in modo sano e armonico, se sostenuto da adulti capaci di osservare, ascoltare e sintonizzarsi con i suoi bisogni reali. Il mio obiettivo è aiutare le famiglie a costruire relazioni stabili e consapevoli, capaci di nutrire lo sviluppo emotivo e relazionale dei propri figli.



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La sintonia emotiva è un processo relazionale fondamentale nello sviluppo del bambino, ma per comprenderla appieno è essenziale chiarire cosa non è.
Sintonia non significa accondiscendenza né fusione emotiva. Non coincide con il “dare ragione” al bambino, né con la cancellazione dei limiti. Non si tratta di controllare o modificare direttamente il comportamento, ma di costruire una connessione autentica, che funge da base sicura da cui il bambino può regolare le proprie emozioni e sviluppare competenze affettive e cognitive.
In termini neurobiologici, la sintonia si realizza quando l’adulto riesce a cogliere e rispecchiare in modo coerente lo stato interno del bambino, fornendo una regolazione esterna attraverso la propria presenza calma, responsiva ed empatica. Questo favorisce lo sviluppo di circuiti neurali integrati e adattivi, facilitando l’accesso alle funzioni esecutive della mente.
Reattività vs Ricettività: un passaggio chiave
Uno dei principali benefici della sintonia emotiva è la possibilità di aiutare il bambino a passare da uno stato di reattività a uno stato di ricettività.
Quando un bambino è in crisi, sopraffatto da emozioni intense come rabbia, frustrazione o tristezza, il suo cervello si attiva in modalità di sopravvivenza. Questo stato reattivo è dominato dalle strutture sottocorticali del sistema limbico (amigdala, tronco encefalico), mentre la corteccia prefrontale — responsabile della riflessione, della regolazione e dell’apprendimento — si disattiva parzialmente. In altre parole, il bambino non può ragionare né apprendere in modo efficace finché non si sente compreso, visto e regolato emotivamente.
I comportamenti disfunzionali o aggressivi, in questi momenti, non devono essere letti come volontari o manipolativi, ma come segnali di difficoltà nel far fronte alla realtà interna o esterna. Spesso sono grida di aiuto implicite: “Sto perdendo il controllo. Aiutami.”
È proprio in questi momenti critici che il bisogno di sintonia è massimo. Grazie a una risposta empatica e regolata dell’adulto, il bambino può iniziare a calmarsi, riattivare la connessione con sé e con l’altro, e tornare in uno stato ricettivo — cioè, disponibile ad ascoltare, apprendere e cooperare.
La domanda chiave
Per questo, una domanda fondamentale che ogni genitore o adulto educativo dovrebbe porsi prima di intervenire o correggere è:
“Mio figlio è pronto? È in uno stato mentale che gli consente di ascoltarmi, comprendere e interiorizzare ciò che voglio trasmettergli?”
Senza questo passaggio, ogni tentativo educativo rischia di essere inefficace o addirittura dannoso, poiché agisce su una mente chiusa dalla tempesta emotiva.
Come tradurre la sintonia in pratica: aiutare il bambino a “sintonizzarsi” con sé e con noi
Ecco 1 strumento pratico per favorire il passaggio dalla reattività alla ricettività:
Validare l’esperienza emotiva prima di intervenire: dire “capisco che sei molto arrabbiato” aiuta il bambino a sentirsi visto e compreso.
In sintesi, la sintonia emotiva è il primo passo per ogni processo educativo efficace. Senza sintonia, non c’è apprendimento. Senza ricettività, non c’è interiorizzazione. Aiutare il bambino a sentirsi compreso non significa rinunciare all’educazione, ma creare le condizioni perché possa davvero imparare.
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